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Antonella Parigi è laureata in Filosofia. Ha fondato nel 1994 la Scuola Holden, istituto di scrittura creativa che ha formato parecchi giovani autori odierni. È direttrice, fin dalla nascita ad ottobre 2006, del Circolo dei Lettori, primo in Italia ad essere dedicato esclusivamente al leggere ed alla lettura ad alta voce. www.circololettori.it
D. Il suo rapporto tra la femminilità ed il potere. Quali elementi differenziano l’azione dirigenziale di una donna da quella di un uomo?
R. Hillary Clinton è un esempio di come ci siano donne e donne e sussistano differenze anche tra uomini e uomini, ne farei con estrema cautela una questione di genere; è vero invece che c’è uno scarto generazionale. La mia generazione sta cercando di proporre un modello diverso, di autorevolezza e non di autorità, fondato sulla squadra, meno smanioso e più relativista, che sappia mantenere una certa distanza dal potere, perché la vita è anche famiglia e relazioni sociali.
D. Racconti, se si è verificato, un episodio determinante per la sua scelta professionale.?
R. Tutta la mia vita è stata una serie di incontri con coloro che hanno determinato il mio cammino, da quando avevo 15 anni, persone che mi hanno offerto delle possibilità. Se proprio devo fare un nome, è stata certo importante la mia amicizia storica con Alessandro Baricco.
D. L’essere donna è stato un vantaggio, un ostacolo o un aspetto ininfluente?
R. È stato ininfluente, tranne quando ho avuto i figli...
D. In ambito artistico, lei crede sussistano ancora discriminazioni? Se sì, le combatte? Come?
R. Sicuramente il potere è in gran parte maschile e nessuno lo lascia volentieri, ma penso che ci sia un limite sociale nelle donne che non osano, un confine interiore, come se avessero ricevuto un mandato per fare le madri; c’è una sorta di costrizione sociale nel ruolo che ci siamo plasmate di mamme d’Italia. Credo sia meglio lasciare ai figli una testimonianza di attivismo. Quando i miei bambini erano piccoli ho rinunciato magari ai rapporti sociali ma mai al lavoro e ora, a 47 anni, ritengo sia stata una scelta vincente. Consiglio a tutti di impegnarsi con generosità e di non mollare.
D. Investimenti privati e finanziamenti pubblici: cosa pensa della relazione tra denaro e cultura?
R. È evidente che la cultura deve essere sostenuta dall’economia pubblica. Anche in America, i finanziamenti sono soldi privati investiti in cultura anziché versati in tasse, è comunque denaro tolto allo stato. Si può però concepire il settore con alla base una struttura di organizzazione aziendale per non sprecare le risorse. Penso che la cultura vada profondamente riformata, ci sono professionalità che andrebbero impiegate anche per aumentare le entrate, come cerchiamo di fare al Circolo dei Lettori, che è nato per recuperare un patrimonio architettonico-artistico attraverso un’attività pubblica, soprattutto sostenuta dalla Regione.
D. Quali progetti la impegnano attualmente?
R. Ho tante idee, forse troppe, le lascio decantare riposandomi dopo la kermesse di “Torino Spiritualità” e durante l’abituale stagione del Circolo dei Lettori.
D. Ha qualche consiglio da dare ad artiste emergenti o giovani imprenditrici?
R. Fidarsi di sé stesse, credere nelle proprie passioni e nel proprio intuito.