Ho iniziato a dipingere nel 1970, con i miei allievi che frequentavano l?atelier di pittura di una scuola speciale.
Lo spazio bianco dei fogli, a volte condiviso, veniva invaso dai segni e dai colori che evocavano scenari e mondi non riconducibili alla realtà, ma altrettanto degni di essere decifrati, tra dubbi e incertezze, nella fascinosa sfida del comprendere.
I miei allievi mi hanno insegnato a dare libertà al sogno e al segno, svincolandolo dal giudizio e dai problemi di identità.
Così come il linguaggio usa la parola per mettere a lato della realtà, i nomi le qualità e gli eventi che la compongono, io uso il colore e la materia per circuire la realtà, delimitandola nell?insidioso spazio di una tela, da cui può fuggire sotto forma di eco o rimanere intrappolata nella materia come memoria che si arrende.