Le guerre sono molto rappresentate. Ogni volta nugoli di cronisti e fotografi, cineoperatori e operatori umanitari si precipitano sui luoghi delle catastrofi. Dopo, non rimane più nessuno, né soldati, né armi, né telecamere: ma è il dopo lo scenario più agghiacciante, quello con cui i sopravvissuti hanno a che fare, spesso dimenticati, spesso senza aiuti... che si sono nel frattempo spostati su altri scenari di guerra.
C'è anche una guerra, nel nostro quotidiano: quella dell'indifferenza, del pregiudizio e del razzismo. Sono gli zingari le vittime principali, oltre agli stranieri clandestini... a loro è dedicato in primo luogo il mio lavoro, a coloro che sono dimenticati, a coloro che, come mi ha detto un bimbo nella discarica di Managua, "non esistono".