Le mie foto sono per il mercato di oggi. Sono soprattutto immagini di denuncia. Vorrei lavorare con i giornali, ma non è così semplice. Ho fatto molte mostre, perché un'immagine parla più di molte parole. La reazione delle persone mi ha sempre soddisfatta: specie il grosso lavoro fatto con l'Opera Nomadi di Torino è stato un modo per superare il mio e l'altrui pregiudizio su un popolo, quello degli zingari (o gitani, più romantico) che da secoli viene massacrato e che per sé, anche dopo l'Olocausto, non ha mai chiesto nulla. Questo vuole essere il mio lavoro: far parlare chi non ha voce. Una voce per chi ha ancora voglia di ascoltare.