Cinzia Leone
Attrice

Data pubblicazione intervista:

26/01/2011

Il suo percorso di donna e artista. Quali elementi differenziano l’opera di una donna da quella di un uomo?

Ho appena finito di scrivere lo spettacolo Mamma, sei sempre nei miei pensieri. Spostati! A un uomo non sarebbe mai venuto in mente perché è meno conflittuale il rapporto tra madre e figlio, ma è anche più difficile uscirne per cercare sé stessi; l’uomo non approfondisce il dentro, si interessa del fuori, se si occupa di interiorità è perché ha scelto di fare l’analista.

Tra la vocazione artistica e la raggiunta autonomia c’è stato un divario? Ha fruito del sostegno della famiglia?

Mia madre non mi ha osteggiato, mi ha lasciata molto libera, per ironizzare sulla mia paura di andare in scena mi diceva che potevo pensarci prima e fare l’impiegata; a volte è più comodo essere limitati, perché non sei spinto ad esporti, ti sottrai al gioco che vedi più grande di te, ed è male. Senza un distacco psicologico ed emotivo dalle persone che amiamo purtroppo non cresciamo, però il normale allontanamento è concepito come dolore e la nostra cultura non lo riconosce come qualcosa di costruttivo; lo avevano capito meglio i greci, la tragedia contiene i capisaldi dell’analisi e nella mitologia è rappresentata tutta la difficoltà che l’uomo ha con sé stesso. Non è necessario esprimere il dolore in chiave romantica, non è quello, ma è la percezione e l’ammissione del conflitto.

Racconti, se si è verificato, un episodio determinante per la sua scelta professionale.

Non ricordo un aneddoto particolare. Volevo fare l’attrice da quando avevo quattro, cinque, al massimo otto anni, lo sapevo dalla nascita, mi ha frenato la paura di essere inadeguata, mi ha rallentata il timore di non essere all’altezza, quindi ho cominciato davvero solo a 27 o 28 anni.

La definizione di attrice comica le dispiace?

Oggi le definizioni sono più ridicole del loro stesso contenuto, durano un soffio di vento e non me ne curo, ma a che serve andare in giro a predicare che sono un’attrice e basta? Io utilizzo la comicità per mostrare e risolvere contraddizioni, nella vita non c’è mai nulla che sia veramente vero, chi vuol essere certo di tutto è autenticamente comico.

Investimenti privati e finanziamenti pubblici: cosa pensa della relazione tra denaro e cultura?

Il denaro ha una funzione: la cultura va finanziata perché il denaro è un regolatore sociale della realtà; non è però solo un problema di soldi, ma di linguaggio, la cultura non ha avuto la forza di rinnovare il proprio e le distanze si sono ampliate; chi non ha potuto dotarsi di strumenti culturali ha il diritto di non essere bombardato di brutture, la vera rivoluzione è raggiungere tutti; io mi servo della comicità per affrontare argomenti spinosi.

L’essere donna è stato un vantaggio, un ostacolo o un aspetto ininfluente?

Essere donna è la mia storia. Vorrei uscire dalla retorica dell’essere donna o uomo, sa di vecchio, impariamo piuttosto a fare i conti con il nostro tempo; ogni individuo ha la propria storia ed anche i concetti di mascolinità o femminilità sono cambiati.

Quali tematiche privilegia e a cosa sta lavorando?

Preferisco occuparmi di interiorità, ho appena debuttato con Mamma, sei sempre nei miei pensieri. Spostati! E’ una pièce dalla gestazione lunga e complessa perché tratta del rapporto con la madre, un problema millenario dell’umanità, ma per crescere, per diventare persone, essere adulti e smettere di restare figli dobbiamo inesorabilmente fare i conti con la tipologia materna.

Ha qualche consiglio da dare ad artiste emergenti?

Non aver paura di mettersi in gioco, dai successi non si impara nulla, gli insuccessi ammaestrano.