Data pubblicazione intervista:
Cristiana Voglino, attrice, cantante, danzatrice, musicista, scrittrice, si è formata all’Accademia di Teatro Danza Bella Hutter di Torino diretta da Anna Sagna, dal 1990 collabora stabilmente con Assemblea Teatro partecipando a trenta produzioni, si è dedicata alla didattica attraverso il centro Limen Teatro e all’agenzia di formazione AnteScena, si occupa di preziosi progetti speciali, comehttp://www.aiutamianonaverepaura.it/ (che è un libro, uno spettacolo ed un’iniziativa sociale), ha pubblicato nel 2012 “La pedagogia del coraggio” edito da Claudiana; ogni dettaglio è su http://www.cristianavoglino.com
Il suo percorso di donna e artista. Quali elementi differenziano l’opera di una donna da quella di un uomo?
C’è un’emotività diversa, è maggiore nelle artiste donne e nell’immediato ha risvolti negativi, ma a lungo andare diventa positiva, perché si trasforma in disciplina, fa sì che il tuo rispetto per il pubblico e per il lavoro che fai ti induca a migliorare sempre. Il mondo dell’arte è al femminile, siamo tante di più, le donne si avvicinano perché sentono la necessità di esprimersi, gli uomini hanno obiettivi precisi e li perseguono, il loro è un lavoro più programmatico, noi abbiamo la predisposizione a perderci nelle paure e nelle difficoltà vanificando energie, senza contare gli ostacoli da superare se scegli di diventare moglie, compagna o madre, ma con il tempo qualcosa è cambiato, in meglio.
Tra la vocazione artistica e la raggiunta autonomia c’è stato un divario? Ha fruito del sostegno della famiglia?
In famiglia non mi hanno ostacolato, c’erano molte velleità artistiche anche se poi siamo stati soltanto io e mio fratello musicista ad impegnarci nel campo dello spettacolo; andava tutto bene ma era un po’ come se non ci credessero, solo quando ho portato a casa il primo CUD (certificazione unica dei redditi di lavoro dipendente, n.d.r.) mio papà mi ha detto “allora è proprio il tuo lavoro”….però questa è un’idea tutta italiana, si è sentito chiedere che lavoro veramente facesse anche Vittorio Nocenzi del Banco del Mutuo Soccorso: era andato al Ministero a compilare qualche pratica ed avendo scritto come professione musicista, l’usciere gli aveva domandato “sì, ma di lavoro?”
Investimenti privati e finanziamenti pubblici: cosa pensa della relazione tra denaro e cultura?
Questa relazione è un pensiero dolente che accompagna la mia vita da che ho iniziato a proporre progetti miei, da un lato dico evviva le privatizzazioni, ti permettono di muoverti più agevolmente senza incappare nei rovi della burocrazia, dall’altro mi riempiono di rabbia i tagli a cultura, istruzione, sanità, cioè i tagli alla qualità della vita; continuo a fare le cose in cui credo, non mi piacciono gli attacchi indiscriminati all’ente pubblico, confido nella rete dei rapporti, nella bontà dei prodotti artistici frutto di autentiche esigenze. Poi vedremo.
L’essere donna è stato un vantaggio, un ostacolo o un aspetto ininfluente?
L’essere donna è, punto.
Quali tematiche privilegia e a cosa sta lavorando?
Privilegio tutto ciò che può creare educazione civica, favorire il rispetto dell’ambiente, il diritto del cittadino, la lotta al bullismo, ad esempio attraverso alcuni spettacoli di Assemblea Teatro che interpreto, come La gabbianella e il gatto, La Costituzione in dieci colori, Gianni detto Burrasca; mi interessa quanto plasma la coscienza sociale e civile, promuovo la cultura della salute, in tutte le accezioni; se decidi che la tua esistenza deve trovare un senso allora per vivere la quotidianità devi fare una sintesi delle esperienze avvicinando pubblico e privato, individuare un collante che unisca, nella tua anima, le personalità e le faccia crescere insieme, con l’attenzione a non essere autoreferenziale; adesso il mio obiettivo è so-stare, cioè imparare a fermarmi, a lavorare sull’ascolto, è un processo che applico anche nella mia didattica, inoltre, se si parla di pedagogia si pensa ai bambini invece La pedagogia del coraggio, un saggio di recente pubblicazione sulla sofferenza, la paura e il prendersi cura, che ho scritto con Giovanna Corni e Maria Varano, è rigorosamente per adulti, c’è sempre da imparare a condividere con gli altri, altrimenti la resilienza non dura.
Ha qualche consiglio da dare ad artiste emergenti?
Continuate a crederci, non pensate che non sia possibile.