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D. Il tuo percorso di donna e artista. Quali elementi differenziano l’opera di una donna da quella di un uomo?
R. Fatico a distinguere tra artista donna o uomo, non percepisco particolari differenze. Mi viene in mente Elisabetta Benassi, un’amica artista, una donna il cui lavoro non rispecchierebbe la sua femminilità ...
D. Tra la vocazione artistica e la raggiunta autonomia c’è stato un divario? Hai fruito del sostegno della famiglia?
R. Nessun sostegno, sono andata via da casa molto presto. Ho sempre lavorato in mille contesti, prima dell’indipendenza totale nella mia professione, che da due anni mi rende autonoma. Se hai il supporto della famiglia fare l’artista è molto più semplice, all’inizio o ci si impegna gratis o si è pagati poco, ma a lungo termine è redditizia la progettualità. Tanti però si perdono per strada…Chi ha sicurezze alle spalle può diventare anche, paradossalmente, oltre che bravo artista, ottimo manager di sé stesso…io preferisco parlare attraverso le mie fotografie.
D. L’essere donna è stato un vantaggio, un ostacolo o un aspetto ininfluente?
R. Ritengo sia stato ininfluente, però, non potendo vivere nell’immediato del proprio talento (cosa che capita a molti artisti di entrambi i sessi), essere donna ti offre la possibilità di svolgere parecchi lavori diversi, in media le ragazze sono più attive ed intraprendenti.
D. Hai qualche consiglio da dare ad artiste emergenti?
R. Crederci. Io ci ho creduto tanto e ho fatto in modo che il mio lavoro, le mie aspirazioni, e la mia vita, combaciassero.