Nada
cantautrice, scrittrice

Data pubblicazione intervista:

11/11/2009

Il suo percorso di donna e artista. Quali elementi differenziano l’opera di una donna da quella di un uomo?

E’ certo differente il punto di vista, noi donne abbiamo un’altra sensibilità, ma è più difficile imporsi. Quando ho cominciato a scrivere le mie canzoni ero accolta quasi con scherno, al punto che un discografico mi chiese quante canne mi ero fatta.

Tra la vocazione artistica e la raggiunta autonomia c’è stato un divario? Ha fruito del sostegno della famiglia?

Il mio è un caso davvero particolare perché io non ne volevo sapere mentre era la mia famiglia ad insistere, quindi non mi hanno mai negato aiuti. Avevo quindici anni, un’età in cui non sai ancora chi sei e cosa vuoi, sono stata spinta da mia madre e col senno di poi riconosco che aveva ragione, ma allora, anche per il normale rapporto conflittuale tra adolescenti e genitori, facevo resistenza. Più tardi, compiendo i diciotto anni, ho capito cosa rappresentavo per la gente e che quella sarebbe stata la mia strada.

Racconti, se si è verificato, un episodio determinante per la sua scelta professionale.

Non è successo niente di speciale ma ad un certo punto mi sono resa conto che le persone mi conoscevano per come avevano fatto credere che fossi. E non mi piaceva. Quando inizi da ragazzina è durissima, il successo provoca degli squilibri che poi, lentamente, ho superato da sola. La decisione di continuare l’ho presa anche per sfida, pensando che se mi conoscevano in un certo modo io ero anche altro. Questa autonomia di pensiero l’ho pagata cara, ho fatto dopo tutta la gavetta che avevo saltato prima, perché lo star system non voleva che cambiassi e crescessi. Ho dovuto combattere.

Cosa pensa del finanziamento pubblico alla cultura ed allo spettacolo?

Non ho mai fruito di finanziamenti pubblici, ma penso che la cultura vada aiutata per il benessere della gente; bisogna conoscere la musica, la pittura, il cinema e l’arte in genere. Ho passato una crisi esistenziale in cui mi chiedevo che mestiere facevo, poi ho capito quanto sia importante il mio lavoro, comunichi emozioni e fai stare meglio. Forse il denaro pubblico non è distribuito in modo molto giusto e non sarebbe male che la cultura vivesse anche da sola, ma è un discorso delicato e complicato.

L’essere donna è stato un vantaggio, un ostacolo o un aspetto ininfluente?

Un vantaggio, perché sono contenta di quello che sono e credo che ciascuno debba prendersi le proprie responsabilità, anche combattendo per ottenere dei diritti; io ho partecipato alle lotte femministe negli anni ’70.

A cosa sta lavorando?

Il 22 novembre debutto in prima nazionale al Teatro Giacosa di Ivrea con lo spettacolo “Musicaromanzo”, prodotto da Fuorivia ed ispirato al libro “Il mio cuore umano”; sarò in tournée fino a gennaio e probabilmente lo riprenderò nella stagione 2010/2011. Scrivendo il romanzo mi sembravano parole che si potessero rappresentare, così ho pensato davvero di metterle in scena ed il monologo che sta prendendo corpo mi piace molto. Però non mi fermo al teatro: sono entrata in studio per registrare il nuovo disco che uscirà nel 2010. Rimando al sito http://www.produzionifuorivia.it per i dettagli sulle repliche di “Musicaromanzo”.

Prima di salutarla, ha qualche consiglio da dare ad artiste emergenti?

Non cominciate troppo piccole, si deve avere un’età in cui essere consapevoli e padroni di sé stessi.