Sandra Baruzzi
artista poliedrica

Data pubblicazione intervista:

18/12/2013

Sandra Baruzzi è un’artista estremamente poliedrica, usa ceramica, porcellana, carta, alluminio, grafica, pittura ed altro. “E’ importante possedere tanti mezzi di comunicazione, più ne conosci, più sai esprimenti ed arrivare alla gente”. Sul suo sitowww.sandrabaruzzi.it dice di essere “di razza umana, amante di vita, amore e varia umanità. Cittadina della quotidianità, con permesso di soggiorno a tempo determinato“. Sue opere sono esposte in musei di Ungheria, Inghilterra, Polonia, Egitto e in varie località italiane. Il suo centro operativo è Castellamonte, città della ceramica in provincia di Torino. Baruzzi è anche docente di Design Arte della Ceramica, ma l’attività didattica, cominciata molto presto, è una delle tante manifestazione della sua professione, che si completa tra il creare e l’educare.

Il suo percorso di donna e artista. Quali elementi differenziano l’opera di una donna da quella di un uomo?


L’atto creativo non ha un sesso. L’opera d’arte ha valore, almeno per me, quando mi porge emozione, mi comunica attraverso un coinvolgimento, mi porta a riflettere, indagare e sinceramente in quell’istante non so distinguere se è concepita e realizzata da un uomo o da una donna, il mio trasporto emotivo e intellettuale è carpito senza la consapevolezza dell’identità sessuale dell’autore/autrice. Autenticità, vocazione e talento fanno parte della persona e sono patrimonio dell’umanità. Come potremmo vivere senza Arte? Come potremmo essere umani senza la vertigine dell’Arte? Credo che in Arte si occupano entrambe le dimensioni. Al di qua e al di là della soglia in un continuum spazio-temporale che evita la caduta in dualismi percettivi. È comunicazione nata dalla mediazione tra interiorità ed esteriorità. Le differenze dipendono dalle sensibilità, dalle passioni, dai conflitti, dal vivere e non dal genere. Lì, in quel magma nasce la pittura, la scultura, la musica, la poesia, la performance, l’Arte in tutta la sua ampiezza, forza espressiva e capacità di coinvolgimento. Personalmente, essendo femmina, ho una maggior conoscenza di questo universo e la mia espressione, al di là del linguaggio utilizzato, proprio per condivisione di genere, è forse più rappresentativa del mondo delle donne.

Tra la vocazione artistica e la raggiunta autonomia c’è stato un divario? Ha fruito del sostegno della famiglia?


La Romagna, la mia terra nativa e di formazione iniziale, è una terra dal terreno fecondo dove si portano le radici in profondità e si sperimentano innesti, dove c’è attenzione e nutrimento per ogni genere d’arte (pittura, scultura, teatro, cinema, musica, etc.) e questo di certo fa apparire del tutto normale la frequentazione dei luoghi e degli ambienti artistici nelle diverse forme espressive. Molto spesso proprio per la sua spontanea ricchezza vi è contaminazione e innovazione, fermentazione creativa di generi. La mia famiglia non mi ha ostacolato, anzi è stata sempre presente, ma questo per il semplice fatto di accettarmi e amarmi per quello che sono. Ho potuto esprimermi con sincero trasporto e passione, svincolata da pressioni altre perché in autonomia economica portata dal mio mestiere di docente di Design Arte della Ceramica. Mestiere che amo ma che inevitabilmente mi sottrae concentrazione e tempo per la forma espressiva personale in arte. Questa però mi ha talmente circondata fin dall’infanzia che non ho memoria, a ritroso, di aver mai voluto fare altro, se non l’artista.

Racconti, se si è verificato, un episodio determinante per la sua scelta professionale.


Ancora studente dell’Accademia di Belle Arte di Bologna è stata importante la frequentazione dello studio dello scultore Carlo Zauli. Luogo di grande formazione artistica per gli incontri e per l’impegno verso il mestiere. Forse proprio fra quelle mura, ascoltando Zauli e tutti i suoi ospiti, ho sentito germogliare la passione per questo fare e sempre di più il coinvolgimento al pensare verso questo fare. Poi il mio cammino di vita è stato molto generoso negli incontri di grandi Maestri e Maestre per cui devo molto a tutti loro, non trascurando il ricordo dei miei docenti.

Investimenti privati e finanziamenti pubblici: cosa pensa della relazione tra denaro e cultura?

In Italia il finanziamento pubblico, l’attenzione del Ministero verso cultura arte e turismo dovrebbe essere molto potenziata, perché noi siamo un paese ricchissimo; se si incrementasse sia il finanziamento alla ricerca sia alle scuole di ogni grado, fino all’università, si potrebbe creare un circolo virtuoso di economia, costituendo un patrimonio a sua volta produttore di ricchezza. Lo Stato dovrebbe prestare molta più cura agli aspetti professionale e scientifico dell’arte, in un progetto che coinvolga le nostre radici storiche, invidiate da tutti. Credo anche nell’investimento privato, molti cittadini amano l’arte, se tutti gli interessati concertassero iniziative con gli amministratori pubblici avremmo città migliori, perché più opere ci sono in una città e più c’è rispetto, l’importante è circondarsi di bello, si vive meglio.

L’essere donna è stato un vantaggio, un ostacolo o un aspetto ininfluente?


Ininfluente. Direi che sono le scelte che fanno la differenza.

Quali tematiche privilegia e a cosa sta lavorando?


Un artista è un po’ un filosofo del mondo che sta vivendo, l’arte svolge questo tipo di osservazione e soprattutto di denuncia; la mia è un’arte di impegno sociale. Ho temi cari quali il viaggio, la ricerca dell’identità, i cambiamenti delle città dovuti ai sempre più fitti e fecondi scambi tra persone, come nel mio lavoro Geometrie Urbane che ha partecipato alla 53° Mostra della Ceramica di Castellamonte 2013, o ancora il disagio, la sofferenza, declinata soprattutto al femminile con anoressia, incapacità di espressione e follia; a questo proposito ho appena terminato un’installazione dal titolo Corpi (In)esistenti che si vedrà nel 2014, nell’ambito del FestivART della Follia, in cui figure femminili accartocciate su se stesse sono immortalate ed impacchettate per rimarcarne la fragilità ed evidenziare i movimenti dell’interiorità. Credo che sia importante essere contemporaneo e soprattutto in sintonia con la realtà in cui vivi.

Ha qualche consiglio da dare ad artiste emergenti?

La passione e l’impegno sono fondamentali, ma valgono per tutti, anche per i medici o gli insegnanti; la pazienza, la continuità, lo studio, l’aggiornamento, vanno coltivati perché non si è mai arrivati, è un percorso che continua. Felicemente.