Data pubblicazione intervista:
Allegato:
Il suo percorso di donna e artista. Quali elementi differenziano la recitazione di una donna da quella di un uomo?
Non ci sono differenze metodologiche tra attrici ed attori; le diversità le impongono le sceneggiature, che sono molto più maschili che femminili, al massimo il protagonista ha una compagna, ma è raro che i ruoli principali siano affidati a donne; io sono stata fortunata, ho interpretato parti importanti, come in “Viola di mare” di Donatella Maiorca, che uscirà tra qualche mese, o in “Valzer”, che è programmato in questo periodo, dove il mio personaggio, quello della cameriera Assunta, ha nella storia lo stesso rilievo di quello del padre di una ragazza svanita, recitato da Maurizio Micheli.
Tra la vocazione artistica e la raggiunta autonomia c’è stato un divario? Ha fruito del sostegno della famiglia?
Dalla famiglia sono stata sostenuta in tutto, sia dal punto di vista morale sia economico; con l’aiuto dei genitori sono andata a vivere da sola molto presto, svolgendo vari lavoretti non ben remunerati, ma non appena ho cominciato con il cinema sono stata indipendente; il primo film l’ho girato quando frequentavo il secondo anno della Scuola del Teatro Stabile, che dura un triennio.
Racconti, se si è verificato, un episodio determinante per la sua scelta professionale.
In realtà non so esattamente perché ho iniziato, so solo che quando ho deciso ero molto determinata; allora ho individuato una scuola ritenuta universalmente valida, quello del Teatro Stabile, ho affrontato il provino e sono entrata.
Qual è il suo pensiero sulla relazione tra cultura, spettacolo e denaro pubblico?
Lo stato dovrebbe investire di più nella cultura, ma a fondo perduto; è chiaro che, nella maggioranza dei casi, un film o una mostra non rendono i soldi che hanno fatto spendere, ma sono comunque importanti, è un po’ come nella scuola, non si costruiscono gli istituti per guadagnarci ma per formare persone migliori; penso che lo stato dovrebbe finanziare la cultura e lo spettacolo per far vivere bene i propri cittadini, perché siano, forse non più dotti, ma almeno più felici.
L’essere donna è stato un vantaggio, un ostacolo o un aspetto ininfluente?
Non è stato un ostacolo, in parte uno svantaggio, ma meno che in altri lavori dove, non solo in Italia, le donne intascano il 40% in meno; al cinema non è così netto il divario tra i sessi, tutto è in relazione ai film precedenti e a quello che hanno incassato, ma essendoci più ruoli maschili di una certa consistenza, è chiaro che siano gli attori a guadagnare di più.
Quali tematiche privilegia e a cosa sta lavorando?
Non ho particolari preferenze, cerco di analizzare la storia e tengo in considerazione il regista, se c’è una verità in quello che vuole fare, se c’è feeling con gli interpreti.
Ha qualche consiglio da dare a ragazze che vogliano diventare attrici?
Questo lavoro non si può consigliare, se una sente di volerlo fare diventa quasi una necessità. L’importante è seguire il proprio istinto.